La vicenda del carro armato anfibio Sherman DD non finirà con la sentenza dei giorni scorsi della seconda sezione civile del Tribunale ordinario di Roma. Definendo il carro armato «bene di sopravvenuta culturalità» la sentenza deduce che non poteva essere «privatizzato» e pertanto ne dispone la restituzione allo Stato. Pur nel rispetto dell’autorità giudiziaria, il Museo ricorre in appello.
Nessuno nega la proprietà del bene al patrimonio culturale italiano, ma sottrarlo all’istituzione museale che non solo lo ha recuperato, ma restaurato, riqualificato e valorizzato custodendolo dal 2002 significa depauperare il suo valore storico-culturale che invece il museo, da subito, ha intuito e valorizzato, a dimostrazione della grande sensibilità e competenza di una istituzione che ogni anno conta numerosissimi visitatori, essendo il museo fruibile tutto l’anno anche con percorsi differenziati e laboratori didattici per le scuole di ogni ordine e grado.
A Piana delle Orme lo Sherman DD non è solo un primus inter pares tra i numerosi mezzi corazzati della Seconda Guerra Mondiale esposti al pubblico, ma è perfettamente contestualizzato in un percorso filologico. E proprio su questo che dovrebbe riflettere l’opinione pubblica, alla quale si chiede di immedesimarsi profondamente, e con la mente libera da qualsivoglia preconcetto, nella storia di questo carro armato. Non un cimelio da contendersi, ma un pezzo di storia da raccontare, spiegare e fare comprendere nelle sue articolazioni complesse alle persone, soprattutto ai giovani, affinché certe storie di morte non si ripetano più. La storia non è passata e basta. La storia è memoria che va tutelata e tramandata.
Facendo un paragone, sicuramente alto e forse eccessivo, ma efficace, togliere il carro armato anfibio dal museo di Piana delle Orme potrebbe avere lo stesso effetto negativo e devastante che togliere per sempre dal museo del Louvre di Parigi la “Gioconda” di Leonardo».
La questione è semplice. Qui non si vuole alimentare uno sterile scontro tra pubblico e privato che non giova a nessuno, tanto meno alla valorizzazione storico-culturale di un reperto come il carro armato anfibio Sherman M4 D.D. Duplex Drive. Se il fine ultimo e nobile, dunque, è la sua valorizzazione e tutela, riconoscendone la proprietà allo Stato, non si comprende il motivo per cui dovrebbe essere tolto al Museo Piana delle Orme per essere assegnato ad un museo dove non sarebbe contestualizzato come invece lo è, in modo storicamente ineccepibile ed articolato, nei suoi spazi.
Piana delle Orme – che ricordiamo è un museo privato legalmente riconosciuto ed inserito nell’Organizzazione Museale Regionale – inoltre, a differenza dello Stato, ha subito compresa la qualificazione di culturalità al carro armato, ed agendo così come previsto dalla Costituzione Italiana, ha promosso la conservazione, la fruizione e la valorizzazione del bene culturale come principio fondamentale della Repubblica, sostituendosi all’Ente pubblico.
M4A1 SHERMAN DD (Duplex Drive) TANK. Le caratteristiche tecniche del carro armato
Il sistema di galleggiamento per carri armati fu inventato dall’ingegnere britannico di origine ungherese Nicholas Strausser. Tale sistema, sperimentato con successo dall’Esercito Britannico su un carro Valentine, fu ufficialmente adottato con la denominazione di equipaggiamento “Duplex Drive”, abbreviato in “DD”.
In previsione dello sbarco in Normandia (D-Day), anche l’Esercito Statunitense decise di adottare il sistema DD e di applicarlo, con le opportune modifiche, ai carri Sherman.
Le modifiche approntate sugli M4 per renderli anfibi inclusero l’aggiunta di un telaio di metallo e tela intorno allo scafo e l’installazione di due eliche nella parte posteriore dello scafo. Queste eliche erano azionate dal movimento delle ruote posteriori che muovevano i cingoli.
Il telaio del galleggiamento fu eretto ad un’altezza ben al di sopra della torretta per permettere un dislocamento sufficiente per far galleggiare il mezzo.
In condizioni meteorologiche favorevoli, questo sistema funzionò, però, in mari mossi, il mezzo veniva sommerso facilmente. Durante lo sbarco in Normandia ne furono persi la maggior parte.
Dopo lo sbarco e per il resto della campagna in Europa, gli Sherman DD trovarono impiego, su scala peraltro molto limitata, nelle operazioni di forzamento di alcuni corsi d’acqua. In particolare quello del Reno, condotto da unità statunitensi nel marzo del 1945 e quello dell’Elba, effettuato da una compagnia britannica, nell’aprile dello stesso anno.
È da notare, infine, che il sistema di galleggiamento DD, oltre ad essere estremamente condizionato dalla situazione del mare, penalizzava i carri impedendo l’impiego del loro armamento durante il tempo di movimento in acqua.
Equipaggio: 5 persone
Peso: 36 Tonnellate
Spessore blindaggio: da 12 mm a 75 mm
Motore radiale Continental R975, 9 cilindri, 400 Hp
Armamento: 1 Cannone M3 da 75 mm
3 Mitragliatrici da 7,62 mm
Come e perché è arrivato un DD a Salerno
L’8 maggio 1941, il 73° Tank Battalion dell’US Army fu ribattezzato “753° TANK BATTALION” continuando a mantenere questa denominazione per tutta la Seconda Guerra Mondiale. Il 6 Luglio 1944 il 753° Tank Battalion, passando dalla 5ª alla 7ª Armata, fu aggregato alla 36ª Divisione del VI Corpo e trasferito nell’area di Battipaglia, in provincia di Salerno, per essere addestrato agli sbarchi, ormai prossimi, nel sud della Francia (OPERAZIONE DRAGOON – 14 agosto 1944). A Battipaglia aveva sede un centro di addestramento (ITC – Invasion Training Center) presso il quale gli equipaggi dei battaglioni corazzati venivano addestrati all’uso dei nuovi carri anfibi Sherman DD, usati per la prima volta in Normandia (6 Giugno 1944).
Il corso aveva la durata di tre settimane. Inizialmente, gli equipaggi dei carri anfibi DD erano allenati a manovrare in mare i DUKW (autocarri anfibi) così da rendersi conto dell’effetto delle onde e delle scie di altre navi, nonché delle difficoltà connesse con uno sbarco sulla spiaggia. Dopo aver acquisito una certa dimestichezza con i DUKW, passavano ai DD.
I carri armati anfibi venivano messi a mare da una Nave Sbarco Carri (LCT = Landing Craft Tank ) per mezzo di un prolungamento, appositamente costruito, a forma di rampa. Gli equipaggi del 753° Tank Battalion, otto della Compagnia A e otto della Compagnia B, impararono dapprima a condurre i carri DD dalla spiaggia in mare e dal mare alla spiaggia, manovrando in mezzo alle onde.
Successivamente l’addestramento continuò mettendo a mare i carri dalle navi da sbarco LCT e LST, a distanza di qualche centinaia di metri dalla costa. Una volta raggiunta la spiaggia, tutta la schermatura di gomma che aveva permesso il galleggiamento del carro veniva abbassata e, se le condizioni lo permettevano, veniva subito staccata insieme al telaio di sostegno. Nel corso di una di queste fasi di addestramento, un carro DD urtò contro una sporgenza della rampa dello LCT che gli strappò il telone di galleggiamento. Il carro affondò ed un uomo dell’equipaggio, purtroppo, annegò. Era di origine polocca. Il suo corpo riposa nel Cimitero di Guerra USA di Nettuno.
Nonostante non si conosca esattamente la data dell’incidente che fece affondare lo Sherman DD di Piana delle Orme, questa è certamente da collocarsi fra il 7 Luglio ed il 5 Agosto 1944. Dopo questa data il 753° Tank Battalion lasciò l’area di Battipaglia.
Da sapere, inoltre, che nessun carro armato Sherman DD ha partecipato allo Sbarco di Salerno nel settembre del 1943. La sua costruzione da parte delle Forze Alleate iniziò solo a partire dall’aprile del 1943. Il carro armato fu, infatti, progettato in funzione dello Sbarco in Normandia (giugno 1944) ed in Normandia fu utilizzato per la prima volta (la sigla DD come D Day e DD come Duplex Drive non è casuale). Successivamente allo Sbarco in Normandia ed in previsione dello sbarco nel Sud della Francia (agosto ’44), furono approntati dei centri di addestramento per equipaggi di carri DD in tutti territori controllati dagli alleati. Uno di questi centri si trovava a Battipaglia (Salerno).
Il recupero del DD e l’impegno del museo di Piana delle Orme per la sua valorizzazione
Nel 2000 l’US. Navy cercò di recuperare il carro. Il tentativo fallì. È evidente che fu solo per un caso fortuito se oggi il carro non si trova negli USA.
Nel lasso di tempo tra il 2000 e il 2002, nessun altro, oltre all’US Navy e al museo di Piana delle Orme, ha dimostrato interesse per il carro armato, nonostante la sua esistenza fosse più che nota a tutti. Il carro armato DD è stato salvato dalla corrosione e dall’indifferenza solo grazie allo zelo e all’amore per la storia dell’Associazione Culturale AR.CO. Archivio & Conservazione, dei titolari, dei dirigenti e dei collaboratori del museo e, soprattutto, contando esclusivamente sulle proprie risorse.
Il carro armato Sherman DD è esposto all’interno del Museo dove, è assicurata oltre alla sua custodia, la manutenzione ordinaria e straordinaria. A causa della sua lunga permanenza in mare, infatti, il mezzo corazzato necessita di continui trattamenti, che solo grazie ad una lunga ricerca il museo è riuscito ad ottenere e ad ottimizzare.
Non risultano esservi strutture museali dedicate alla Seconda Guerra Mondiale altrettanto capaci di contestualizzare ed esprimere tutte le significanze e le implicazioni, passate e moderne, dei reperti esposti.
Il carro armato è parte importante di una collezione che ha trovato nel progetto museologico una variegata valenza di contenuti che vanno oltre la semplice esposizione.
Museo Piana delle Orme, più di un semplice museo
Il museo di Piana delle Orme è una delle più importanti e qualificate realtà museografiche italiane sia per l’estensione espositiva sia per la qualità che per la quantità dei reperti presenti. Attualmente è una delle mete preferite del turismo legato alla conoscenza degli episodi determinanti della Seconda Guerra Mondiale. Affascinanti, didatticamente corrette, scientificamente curate e scenograficamente ben realizzate sono le ricostruzioni delle battaglie tra soldati tedeschi e alleati di El-Alamein, dello sbarco e della conquista della Sicilia, dello sbarco di Salerno e dell’occupazione della Campania, dello sbarco e successiva lunga battaglia di Anzio -Nettuno e – soprattutto della coinvolgente, fedele ricostruzione – della battaglia di Montecassino.
Gli ampi spazi utilizzati, la grande quantità di mezzi militari del tempo esposti al pubblico, la ricostruzione fedele di situazioni topografiche e logistiche delle varie fasi belliche, fanno del Museo di Piana delle Orme un esempio eccellente nell’ambito dei musei della Seconda Guerra Mondiale esistenti in Italia e in Europa. Il visitatore è colpito e affascinato dalla quantità, dalla qualità e dalla varietà dei reperti esposti, tutti rigorosamente originali, un concentrato di armi e di mezzi militari del tempo.
Da sapere che il museo Piana delle Orme è stato riconosciuto ed inserito nell’O.M.R. della Regione Lazio con D.R. n.214/2000 e che oggi ospita una delle più grandi collezioni oggi esistenti di mezzi, attrezzi, manufatti, veicoli ed oggetti, civili e militari relativi al Novecento, tutti di particolare interesse storico-culturale.
Oltre alla tutela e alla conservazione della propria collezione, il museo si prefigge la divulgazione e la promozione della conoscenza della storia e delle tradizioni del nostro Paese. Così cita la sua mission «[…] Il lavoro, le esperienze e i ricordi delle passate generazioni ritrovano nel museo la loro dignità e il contesto più idoneo loro alla comprensione […]».
La collezione ai fini della sua mission è stata contestualizzata in un percorso espositivo rievocativo ed evocativo di grande valore didattico. Il percorso (circa 35 mila mq) è diviso in due settori filologici, uno che riguarda la Civiltà Contadina, la Bonifica delle Paludi Pontine e la nascita dei 5 comuni dell’Agro Pontino, e l’altro le vicende belliche del Secondo Conflitto Mondiale, nell’area dell’Italia meridionale e centrale in particolare.
Il museo è fruibile tutto l’anno ed offre percorsi differenziati e laboratori didattici per le scuole di ogni ordine e grado. Promuove mostre e convegni, organizza eventi inerenti le tematiche espositive, collabora con enti, università, studiosi ed associazioni.
Già protagonista del recupero e del restauro di un caccia dell’US.A.A.F. mod. Curtiss P-40L, il museo ha un particolare rapporto di collaborazione con le Forze Armate italiane. Ad esempio il Museo storico dell’Arma dei Carabinieri ha curato l’allestimento di una sezione espositiva donando propri materiali; il Ministero della Difesa ha ceduto pezzi d’artiglieria e materiali di surplus ecc.. Associazioni d’Arma ed ex Combattentistiche, anche estere, collezionisti privati e semplici cittadini donano cimeli, collezioni, oggetti.
Nel 2013 il Museo con la collaborazione del KKL (Keren Kayemeth Lelsrael) Italia Onlus ha inaugurato una sezione dedicata alla Shoah e alle deportazione nei Lager nazisti nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Nel 2014 il Museo è entrato a far parte della Rete Nazionale dei Musei Aeronautici (ReNMA) costituitasi unitamente al Museo Storico dell’Aeronautica Militare di Vigna di Valle, al Museo Caproni di Trento, al Parco e Museo del Volo di Varese, al Museo F. Baracca di Lugo.